Tom Harrell, la vita in un soffio (di tromba)
Il 71enne musicista americano alla Casa della Musica
È stato un concerto denso e intenso quello ospitato l’altra sera alla Casa della Musica nell’ambito del festival itinerante Crossroads – presente nella nostra città grazie al sostegno dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Parma – organizzato dall’Assessorato alla Cultura della Regione Emilia-Romagna e Jazz Network. Una serata di musica la cui atmosfera è stata segnata dalla personalità di Tom Harrell, artista statunitense per il quale il jazz incarnato dalla sua tromba ha saputo rappresentare un viatico per sciogliere e alleviare i sintomi di una grave forma di schizofrenia. Un dato plasticamente presente anche in questa occasione nella figura di un musicista che ha portato sul palcoscenico di Palazzo Cusani i suoi settantuno anni sotto braccio ai sui fantasmi, per sciogliere entrambi nel suono del suo strumento, ora limpido, ora frammentato, ma sempre impregnato di un racconto musicalmente interessante. Un’offerta stilisticamente variegata, proposta a un pubblico attento che ha seguito il tracciato stilistico che Harrell ha proposto attraverso un percorso che ha miscelato con gusto e misura ora vaghi rimandi alla tradizione bop, ora oasi rischiarate da un jazz segnato da una cifra più contemporanea, il tutto con il gusto raffinato di una personalità capace di trascendere le strettoie del mainstream. Un tracciato che il trombettista dell’Illinois ha percorso con il sostegno attento di Danny Grissett al pianoforte, Ugonna Okegwo al contrabbasso e Adam Cruz alla batteria, musicisti capaci di assecondare con cura e solidità le peregrinazioni della tromba di Harrell, impegnata a disegnare le linee musicali che hanno presentato in questa occasione un nuovo progetto discografico la cui uscita è attesa proprio in questo 2017. Una compagine di musicisti che hanno avuto modo in passato di frequentarsi a più riprese in differenti formazioni e che anche in questo caso hanno dimostrato un’affinità espressiva capace di rievocare le atmosfere vagamente esotiche di brani come “Delta of the Nile” o i caratteri più dinamici di composizioni come “View” – entrambi appartenenti a un album dello scorso anno firmato dal trombettista e titolato “Something Gold, Something Blue” – o ancora di tratteggiare atmosfere più dilatate, intime e musicalmente più intense e ricercate come quelle espresse nel dialogo in “duo” tra la tromba di Harrell e il pianoforte di Grissett, uno dei momenti più ispirati della serata che ha richiamato alla memoria dimensioni simili a quella cristallizzata nel brano “Journey to the Stars” del 2012. Tanto calore alla fine nel bell’applauso che ha salutato il trombettista e i suoi musicisti, ricambiando la gratitudine espressa dallo stesso Harrell quando ha sussurrato nel microfono il suo “thank you”. (© Gazzetta di Parma)