Stefano Bollani, Piano Variations on Jesus Christ Superstar
Stefano Bollani, «Piano Variations on Jesus Christ Superstar», Alobar 2020, 1 CD.
A cinquant’anni dall’uscita dell’album di “Jesus Christ Superstar”, l’opera rock composta da Andrew Lloyd Webber con testi di Tim Rice ispirata all’ultima settimana della vita di Gesù vista dalla prospettiva di Giuda Iscariota, l’istrionica fantasia musicale di Stefano Bollani ne ha restituita una personale rilettura per pianoforte solo.
Con il disco “Piano Variations on Jesus Christ Superstar” (Alobar, 2020), pubblicato poco più di una settimana fa, il pianista ha infatti dato forma a un’idea che pare coltivasse da tempo, probabilmente da quando a 14 anni davanti al televisore rimase affascinato dalla trasposizione cinematografica dell’opera, realizzata nel 1973 con la regia di Norman Jewison e con protagonisti artisti che rimangono ancora oggi vere e proprie icone di questo lavoro, a partire dagli occhi e, soprattutto, dalla voce di Ted Neeley nel ruolo del protagonista.
Per la natura stessa di un’operazione tra l’altro alquanto coraggiosa, Bollani ha dovuto rinunciare ad elementi peraltro essenziali di questo capolavoro come i testi di Rice e la materia scenico-drammaturgica che connota l’opera, con quella contrapposizione tra singoli protagonisti e collettività (o anche “individui” e “società”, se volgiamo) che hanno innervato l’ideologia sociale e culturale degli anni che hanno visto la genesi di questo musical. In questo senso, si pensi solo ad un altro musical come “Hair”, nato in una prima versione a Broadway nel ’67 ad opera di James Rado e Gerome Ragni (testi) e Galt MacDermot (musica), e divenuto un “classico” nella rilettura cinematografica realizzata nel 1979 da Miloš Forman.
In questo quadro, Bollani ha deliberatamente optato per una lettura intima dell’opera, restituendo un tracciato di ascolto in 18 tappe che ripercorre il filo narrativo del lavoro originario, tratteggiando i diversi momenti attraverso una sorta di reinvenzione improvvisata della musica di Webber. Un carattere che il pianista ha sviluppato mantenendo volutamente ben riconoscibili i tratti melodici dei diversi numeri, coltivando attraverso la suggestione evocativa dei diversi temi il materiale fondamentale per le sue invenzioni.
Così, dopo un breve preludio che apre in maniera quasi sommessa il disco, incontriamo in “Heaven on Their Minds” il celebre ostinato di basso che connota il brano di apertura dell’opera affidato al personaggio di Giuda, per poi procedere via via lungo i diversi momenti che tracciano l’iconico percorso rappresentato dagli ultimi giorni di Gesù. Una sorta di narrazione essenziale, dove il suono del pianoforte, che Bollani ha voluto accordato a 432 Hz per ottenere un suono più caldo, attraversa diverse metamorfosi stilistiche, plasmato dal virtuosismo eclettico di questo pianista, capace di miscelare oasi post-romantiche e divertissement honky tonk, veloci peregrinazioni in walking bass a armonizzazioni e scarti improvvisativi elegantemente jazz.
Un clima espressivo, quello scaturito da questo disco, che trova i propri momenti più ispirati in brani quali “Pilate’s Dream” o “Gethsemane (I Only Want to Say)”, oasi tra le più riflessive di un lavoro che Bollani chiude cantando – o meglio, sussurrando – la celebre “Superstar”, sostenuto alla fine dal coro femminile composto da Frida Bollani, Manuela Bollani e Valentina Cenni.
Un disco originale e coraggioso, insomma, che si confronta con un capolavoro di cinquant’anni fa, offrendone una rilettura personale e intima, nutrita dal virtuosismo e dalla fantasia musicale sempre coinvolgente di questo artista. (© Gazzetta di Parma)