Musica di carta
Maurizio Inchingoli, «Musica di carta. 50 anni di riviste musicali in Italia», Arcana 2022 (336 pp., 22,00 €).
L’aggettivo più adatto per definire questo volume di Maurizio Inchingoli è “utile”, per diversi motivi. Innanzitutto nelle più di trecentotrenta pagine di questo libro vengono raccolti gli ultimi cinquant’anni e oltre di storia dell’editoria musicale del nostro Paese, un lavoro di ricerca e sintesi che ci restituisce la rappresentazione plastica di come sia stata variegata e multiforme la produzione di strumenti di divulgazione e approfondimento dedicati ai differenti generi musicali.
Un utile sguardo d’assieme, quindi, che si offre sia alle indagini e ai confronti comparativi degli addetti ai lavori – il classico “celo-celo-manca…” finalizzato a ritrovare quella o quell’altra testata di più o meno rara diffusione – così come alle ricerche più spontanee ed estemporanee di appassionati e semplici curiosi.
Un altro elemento di utilità è rappresentato dall’insieme di interviste che l’autore ha raccolto rivolgendosi ad alcuni tra i protagonisti dell’editoria musicale che hanno animato le pagine delle testate elencate, profili anche molto differenti per generazione e per approccio alla materia musicale di volta in volta trattata.
Tra i nomi interpellati troviamo firme come Riccardo Bertoncelli, Federico Guglielmi, Vittore Baroni, quella sorta di eclettico enciclopedista della musica che risponde al nome di Piero Scaruffi – il cui lavoro viene, peraltro, discusso su più fronti – per arrivare a più recenti generazioni di giornalisti musicali e alle “quote rosa” incarnate da Elena Raugei e Nur Al Habash, interpellate per un rapido sguardo alla musica raccontata sul web. Utili, da questo punto di vista, appaiono dunque i rimandi, i racconti e gli aneddoti più o meno curiosi rievocati dai diversi giornalisti e autori interpellati.
Ma un altro elemento di utilità è rappresentato dai limiti che il lavoro di Inchingoli porta con sé, a partire dall’indirizzo prevalentemente popular delle testate prese in considerazione. Con la significativa eccezione di “Musica Jazz” – una delle più longeve riviste specializzate del settore – vengono infatti citate, tra le altre, testate come “Ciao 2001”, “Gong”, “Muzak”, “Mucchio Selvaggio”, “Rockerilla”, “Rumore” e “Rocksound”, ma sono assenti riviste di ambito classico, fatta eccezione per “il giornale della musica” il quale, però, si occupa di tutti i generi musicali.
Un altro limite è rappresentato dall’assenza di un vero e proprio approfondimento sull’attività giornalistica e critica esercitata sulle testate, sui blog e sui portali online, oggi vero e multiforme – e, per molti aspetti, problematico – centro dell’attività di scrittura musicale.
Un vasto panorama ancora da esplorare, dunque, anche sulla scia del lavoro meritorio raccolto in queste pagine. (© Gazzetta di Parma)