Ludovico Einaudi
Una fascinosa alchimia sonora che incanta il Regio
Musicista di formazione classica, Ludovico Einaudi in decenni di carriera ha coltivato un seguito da popstar, grazie al quale oggi la sua musica può vantare volumi di ascolti in streaming da primato, con oltre un milione di stream al giorno e un totale di ben due miliardi, o far registrare il “tutto esaurito” fin dalle prime date del suo nuovo tour, partito lo scorso 15 marzo con la data zero di Alba e approdato ieri sera in un Teatro Regio gremito di pubblico attento, ospitato nell’ambito della rassegna “Tutti a Teatro”, organizzata da Caos Organizzazione Spettacoli.
Allievo di un maestro dell’avanguardia del secondo Novecento come Luciano Berio – al quale ha reso omaggio con il lavoro “The Elements” – il pianista e compositore torinese ha saputo sviluppare un linguaggio musicale personale, innestando su stilemi reiterativi di impronta minimalista rimandi trasversali a generi stilistici che vanno dall’ambito popular al jazz più narrativo e immediato.
Una sintesi espressiva che non a caso abbiamo trovato spesso abbinata ad altri linguaggi, primo fra tutti quello cinematografico, nel cui ambito Einaudi ha firmato diverse colonne sonore tra le quali “Aprile” (Moretti), “Le parole di mio padre” (Comencini), o il più recente “Quasi amici” (Toledano e Nakache), solo per citarne alcune.
Una musica, quella di Einaudi, che appare intrisa in una pregnante carica evocativa, come è emerso anche in questo concerto che lo ha riportato a Parma dopo il successo del 2015 e nel quale l’autore ha presentato l’ultimo lavoro discografico “Seven Days Walking: Day One”, uscito in concomitanza con l’avvio del tour e prima tappa di un ambizioso progetto che prevede la pubblicazione di sette album nell’arco di sette mesi consecutivi, suggellato da un cofanetto riassuntivo la cui uscita è prevista per ottobre.
Affiancato sul palcoscenico da Federico Mecozzi al violino e viola e Redi Hasa al violoncello, presenti anche nella registrazione del lavoro discografico avvenuto tra settembre e ottobre 2018 tra Germania e Inghilterra, il pianoforte di Einaudi ha disseminato le note di brani quali, tra gli altri, la riflessiva “Low Mist”, la malinconica “Fox Tracks” o la lirica “Gravity”, dando corpo alle sensazioni raccolte nel corso di una camminata sotto la neve in montagna – richiamata anche dalla grande proiezione che ha accompagnato il brano di apertura del concerto – percorrendo lo stesso tragitto nell’arco di sette giorni.
Questa origine personale del progetto artistico del compositore è stata plasmata dall’intreccio sinuoso dei suoni degli archi, capaci di valorizzare gli impasti armonico-ritmici di un pianoforte dal quale, brano dopo brano, scaturivano flessuosi tratteggi melodici.
Uno scenario musicale nel quale sono risuonate eco di altre composizioni dell’autore, e che anche ieri sera ha saputo conquistare un pubblico rapito dalla fascinosa alchimia sonora di un autore particolarmente amato, salutato ancora una volta da un successo ampio e caloroso. (© Gazzetta di Parma)