Jeux de Couleurs
Federica Michisanti Horn Trio, «Jeux de Couleurs», Parco della Musica Records 2020, 1 CD.
Un multiforme gioco musicale e soprattutto timbrico scaturisce dall’ultimo disco di Federica Michistanti, uscito a metà dello scorso mese di giugno per l’etichetta discografia del Parco della Musica di Roma.
Otto brani che vedono la giovane ma già affermata contrabbassista e compositrice – Top Jazz 2018 come miglior nuovo talento e premio speciale Siae per l’originalità della ricerca compositiva nel 2019 – indagare le possibilità espressive del suo Horn Trio, composto oltre che dall’artista romana da Francesco Bigoni (sax) e Francesco Lento (tromba e flicorno).
Una dimensione, quella rappresentata da questa formazione, che pare raffigurare il terreno privilegiato per i percorsi di indagine e sperimentazione di questa musicista, e con la quale ha già offerto una precedente prova discografica – delle quattro complessive al suo attivo – con l’album “Silent Rides” del 2018.
Anche in questo caso l’essenza musicale trova la propria materia in un tessuto stilistico che miscela sessioni improvvisative a rimandi più strutturati che evocano certi linguaggi contemporanei di matrice eurocolta, stilemi più classicamente jazz a scambi dialogici dove la libertà lasciata ai componenti del trio diviene concreto valore aggiunto.
Un percorso che, fin dal titolo, gioca sui rimandi astrattamente pittorici rappresentati dai diversi colori scelti per descrivere i vari brani, in un dinamico susseguirsi di rinvii che fanno della varietà di spunti e di intuizioni la cifra distintiva di questo lavoro.
Dall’iniziale “Qalb – il verde”, alla successiva “Aka”, proseguendo via via per le tracce successive, ciò che merge con maggiore evidenza è la qualità e la varietà dell’intreccio timbrico che i tre musicisti riesco a plasmare, distribuendo con equilibrio atmosfere ora più concitate ora più dispiegate e riflessive. Un disco inteso e terso assieme, che trova forse la sua espressione più significativa nell’articolazione tripartita del brano che chiude l’album, titolato significativamente “Improvisation des coleurs”. (© Gazzetta di Parma)