Invisible Threads
John Surman, «Invisible Threads», ECM 2018, 1 cd.
Registrato nel luglio dello scorso anno a Oslo, questo recente disco prodotto da Manfred Eicher ci restituisce la vena musicale rodata e personale di John Surman, qui impegnato ad alternarsi tra sax soprano e baritono e clarinetto basso nel corso dei dialoghi intessuti con il pianoforte di Nelson Ayres e la marimba e vibrafono di Rob Waring. Una nuova formazione per il settantatreenne musicista britannico che propone anche un impasto timbrico originale, capace di perlustrare metamorfosi espressive coinvolgenti, a partire da “At First Sight”, brano che apre l’album immergendo l’ascoltatore in un’atmosfera che denota fin da subito un’affinità palese tra i tre musicisti. Una caratteristica che appare come elemento distintivo di questo lavoro, assieme a una certa leggera immediatezza che si può riscontrare come presenza costante, seppure diversamente coniugata, nei dodici brani che compongono il disco. Tra questi emerge il sinuoso incedere sudamericano, segnato dall’influenza del pianoforte del brasiliano Ayres, di “Autumn Nocturne”, un’atmosfera che ritroviamo arricchita di vaghi sapori messicani in “Summer Song”, firmata dallo stesso Ayres e unica composizione delle dodici non attribuita a Surman. Ma l’orizzonte stilistico racchiuso in questo lavoro tocca anche certi stilemi minimalisti che affiorano nell’andamento reiterativo di “Concentric Circles”, o ancora immerge il clima timbrico-armonico di un brano come “Pitanga Pitomba” in un incedere dal gusto etnico. Un disco che ci restituisce un Surman forse un poco “di maniera”, ma che si ascolta con piacere e con quella leggerezza già ricordata, che si riveste di elegante mainstream d’antan nel brano eponimo che chiude l’album. (© Gazzetta di Parma)