Inner core
Gaia Mattiuzzi, «Inner core», Aut Records 2022, 1 CD.
Una materia sonora intensa e variegata ci accompagna tra le 7 tracce di questo lavoro di Gaia Mattiuzzi, cantante e autrice capace di declinare con un proprio stile misurato ed elegante diversi rimandi stilistici che si alternano nei circa quaranta minuti di musica qui raccolti.
Interprete dalla sensibilità consapevole e personale, la Mattiuzzi propone una serie di brani la cui cifra timbrico-strumentale viene di volta in volta arricchita da diversi musicisti, a partire dal trio che compone l’impianto di base della formazione guidata dalla cantante, vale a dire Alessandro Lanzoni al pianoforte, Gabriele Evangelista al contrabbasso ed Enrico Morello alla batteria.
Una compagine alla quale si aggiungono Philipp Gropper (sax tenore nei brani “The Last Flower in my Hair” e “Winds of May”), Grischa Lichtenberger (elettronica e produzione in “Winds of May”), Alfonso Santimone (elettronica nelle tracce “Calyx”, “The Way of Memories” e “Riding a Photon”), Wanja Slavin (elettronica in “About the End of Love”), Elias Stemeseder e Ludwig Wandinger (rispettivamente sintetizzatore il primo ed elettronica e produzione il secondo nel brano “The Last Flower in my Hair”).
Collaborazioni diversificate, nate e generate anche in momenti differenti del processo di realizzazione di questo album, che regalano una varietà di atmosfere al tempo stesso timbricamente policrome ma linearmente coerenti. Un materiale sonoro assieme denso e levigato, in sintesi, a partire dalla composizione che apre il disco, “Calyx”, con musica di Phil Miller e testo di Robert Wyatt, aprendo così il percorso di ascolto con un ideale omaggio alla scena del rock progressivo di Canterbury.
Il resto del materiale compositivo è il frutto originale di diversi musicisti, alcuni dei quali – Lanzoni, Evangelista, Santimone, Lichtenberger, Gropper, ai quali va aggiungo Achille Succi – concorrono a plasmare questa miscela sonora capace di combinare morbidi tratteggi melodici, variegati inserti elettronici e sinuosi intarsi strumentali, il tutto gestito con solido interplay. Una sostanza musicale fresca e piacevole, insomma, che trova uno dei brani più interessanti proprio in “The Last Flower in my Hair”, con musica e parole della stessa Mattiuzzi. (© Gazzetta di Parma)