I bemolli sono blu
AB Quartet, «I bemolli sono blu», TRJ Records 2020, 1 CD
Sappiamo come la figura e l’opera di Claude Debussy abbiano influenzato lo sviluppo della musica per tutto il Novecento, arrivando a lambire il panorama contemporaneo declinandosi nelle differenti metamorfosi che, direttamente o indirettamente, hanno toccato le varie manifestazioni di forme e di stili. In questo panorama il presente lavoro discografico si presenta quale interessante esempio di quanto ancora oggi le suggestioni esercitate dalla musica del compositore francese riescano a innervare iniziative le più diverse.
In particolare, in questo caso troviamo da un lato un’originale combinazione di esperienze artistiche generate dall’incontro dei musicisti che compongono questa formazione – Antonio Bonazzo (pianoforte), Francesco Chiapperini (clarinetti), Cristiano Da Ros (contrabbasso) e Fabrizio Carriero (batteria e percussioni) – che fonde l’estrazione classica di Bonazzo e Chiapperini con quella jazz di Da Ros e Carriero. Dall’altro lato la materia musicale di riferimento è rappresentata, appunto, dal repertorio di Debussy, preso in considerazione quale punto di partenza per le composizioni originali raccolte in questo album, plasmate attraverso una miscela di scrittura musicale e tratteggi improvvisativi.
Progetto nato nel 2018 in occasione del centenario della morte dello stesso Debussy, questo lavoro raccoglie sette brani – cinque firmati da Bonazzo e due da Da Ros – capaci di evocare le atmosfere e il linguaggio musicale del compositore francese in maniera decisamente libera, sviluppando i dialoghi tra i quattro strumenti attraverso un’efficace freschezza espressiva. Lo stesso titolo dato all’album rappresenta una citazione tratta da una lettera indirizzata a Pierre Louy dal compositore, citazione scelta in seguito per titolare l’epistolario che comprende scritti debussiani raccolti tra il 1884 e l’anno della morte.
Un rimando al tempo stesso ideale e simbolico, che evoca un approccio nel quale il riferimento diretto alla poetica musicale del compositore viene declinato in una materia musicale che ne riporta citazioni e riferimenti, ora in maniera più astratta ora più diretta. È il caso, per esempio, della rilettura del preludio “Des pas sur la neige” che trova nel brano “Snow” una dimensione dilatata, che parte dall’incedere riflessivo e sospeso della pagina originale per poi declinarsi negli intrecci strumentali che emergono tra i dialoghi del quartetto.
O ancora, possiamo trovare inclinazioni più oblique e dinamiche, come nei brani “The five notes” o il seguente “Disharmonies”, altri tasselli di un mosaico espressivo che conferma ancora una volta la fecondità del dialogo tra le diverse stagioni e generi musicali. (© Gazzetta di Parma)