Garden of Expression
Joe Lovano – Trio Tapestry, «Garden of Expression», ECM Records 2021
Ciò che caratterizza questo lavoro di Joe Lovano, pubblicato di recente dall’etichetta ECM di Manfred Eicher, appare come un originale equilibrio, al tempo stesso solido e rarefatto, tra la materia compositiva sviluppata di volta in volta dal sassofonista e la consistenza cangiante del suono generato dal suo Trio Tapestry, nel quale giocano un ruolo fondamentale il pianoforte di Marilyn Crispell e la batteria di Carmen Castaldi.
Nelle otto composizioni qui raccolte, registrate nel novembre 2019 a Lugano, viene sviluppato un immaginario musicale che mescola con riflessiva intensità rimandi stilistici differenti, capaci di rievocare atmosfere modali così come più astratte combinazioni seriali, il tutto con rara consistenza comunicativa.
Caratteri che emergono fin da “Chapel Song”, brano che apre l’album e la cui genesi lo stesso Lovano descrive così in una recente intervista: «A Lugano abbiamo registrato nella sala di registrazione radiofonica, e Manfred ha usato molto quello spazio. [Il suono ha] una qualità reale, come nel caso di “Chapel Song” o altri brani, [immersi in] un suono da cattedrale».
Un dato quello legato alla qualità e alla specificità del suono che, se rappresenta una sorta di caratterizzazione ormai classica legata all’etichetta di Monaco di Baviera, diviene qui cornice privilegiata per le peregrinazioni di questo trio, capace di proporre declinazioni sempre differenti di un’espressività comunque uniforme e coerente con una lettura riflessiva e rarefatta del tracciato musicale.
Così, attraversando le atmosfere che segnano i brani che compongono questo disco, le pregnanti folate melodiche di Lovano incontrano le sofisticate tessiture armoniche di Crispell, il tutto immerso nell’avvolgente e leggero intarsio percussivo cesellato con delicata accuratezza da Castaldi. Una cifra espressiva che trova alcune delle sue declinazioni più riuscite in brani quali “Night Creature”, “West of the Moon”, fino ad arrivare a composizioni come “Dream on That” e “Zen Like”, che chiudono con un tratto più astratto e interlocutorio questo prezioso album. (© Gazzetta di Parma)