Ezio Bosso e l’energia della musica
Tutto esaurito per il direttore e compositore alla guida della Filarmonica Toscanini di Parma
28 giugno 2018 | Auditorium Paganini, Parma | Ezio Bosso, Filarmonica Arturo Toscanini
Spinto da un’energia che travalica le costrizioni imposte dalla sua malattia, Ezio Bosso ha inaugurato la quinta edizione di “Stelle vaganti”, la rassegna estiva della Fondazione Arturo Toscanini. Di fronte a un pubblico che ha esaurito gli oltre settecentocinquanta posti dell’Auditorium Paganini di Parma, il direttore e compositore torinese ha proposto un programma che univa celebri pagine del repertorio classico a due sue composizioni, offrendo così all’ascolto le due facce della sua dimensione artistica.
Già dall’apertura del concerto, avviato con la sinfonia da La forza del destino, si è potuta intuire la cifra della lettura di Bosso, caratterizzata da una personale sensibilità per i contrasti dinamici, tratteggiati nella pagina verdiana con segno deciso. Un tratto che la Filarmonica Toscanini ha cercato di assecondare con impegno, riuscendo nell’intento di seguire le indicazioni di un direttore che percorre sentieri poco consueti, portando i musicisti a confrontarsi con tracciati interpretativi non abituali.
Una peculiarità che ha trovato il suo sviluppo più estremo nell’interpretazione della Sinfonia n. 5 di Beethoven, un monumento che il direttore ha affrontato con piglio deciso, portando l’orchestra a perlustrare equilibri dinamici anche contrastanti. Una lettura che pareva nutrirsi dei colori forti e decisi scaturiti da quella stessa energia che Bosso è riuscito a trasmettere ai suoi interlocutori, siano essi i professori dell’orchestra che si trova di fronte, oppure il pubblico che lo osserva alle sue spalle.
Il risultato è stato un primo movimento sbalzato con tratti risoluti, perentori, presentando un’idea del famoso “destino che bussa alla porta” come ideale filo conduttore che accomunava, nelle intenzioni dell’interprete, questa pagina alle composizioni originali che hanno occupato la parte centrale del programma, mentre proseguendo nella lettura della pagina beethoveniana emergeva in maniera sempre più nitida una scelta interpretativa marcatamente personale, caratterizzata dai forti scarti dinamici. Una lettura sicuramente non ortodossa e non sempre condivisibile per l’effetto che riusciva a plasmare all’ascolto, ma indubbiamente tutt’altro che anonima e a tratti interessante per l’originalità e la personalità del tratto interpretativo.
Un carattere determinato, quello espresso da Bosso, che abbiamo ritrovato anche nelle sue composizioni offerte tra le due pagine classiche, vale a dire Split, post card from far away e Rain, in your black eyes, brani caratterizzati da quei contrasti dinamici che si confermato la cifra stilistica di questo musicista – qui impegnato anche al pianoforte –, innestati in un tessuto compositivo non particolarmente originale e nutrito di certo minimalismo routinier. Un dato che ci ha mosso a preferire, tra le due facce artistiche di cui sopra, quella del direttore, mentre è all’Ezio Bosso uomo impegnato nella sua personale battaglia da un lato e artista a tutto tondo dall’altro che è andato l’entusiasmo di un pubblico che lo ha salutato con calorosissimi applausi e con una standing ovation il cui incipiente pietismo è stato stemperato dalla leggera ironia (e autoironia) che lo stesso musicista ci ha regalato quale bell’esempio di forza e di umanità. (© Alessandro Rigolli)