Exploring New Boundaries
Blewitt, «Exploring New Boundaries», Neuklang – ADA Music 2023, 1 CD.
Album d’esordio per il trio Blewitt – Stefano Proietti al pianoforte, Oscar Cherici al basso elettrico e Gian Marco De Nisi alla batteria e percussioni – questo lavoro registrato in Germania presso i Bauer Studios di Ludwigsburg regala un’ora abbondante di musica coinvolgente, animata dall’energia originale e diretta di questa giovane formazione.
I dodici brani qui raccolti comprendono due omaggi a maestri del jazz più creativo e trasversale come McCoy Tyner, pianista fondamentale del quale viene proposto il brano “Passion Dance” – dall’album “The Real McCoy” pubblicato dalla Blue Note nel 1967, anno della scomparsa di John Coltrane con cui Tyner suonò per tutta la prima metà degli anni Sessanta – e il sassofonista Wayne Shorter, del quale viene offerta una rilettura della celebre “Footprints”, composizione apparsa nel disco “Adam’s Apple” rilasciato dalla stessa etichetta Blue Note sempre nello stesso 1967.
Una casualità, forse, che comunque lega idealmente i riferimenti stilistici ai quali attinge questo trio con una serie di altri rimandi a generi musicali differenti, una ricerca di punti di contatto da innescare e di confini da esplorare che questi musicisti perseguono con determinata consapevolezza: «Speriamo con questo album di trasmettere compiutamente la nostra idea ed identità musicale, basata sulla ricerca compositiva e la fusione dei linguaggi. Esplorare nuovi confini, come dichiara il titolo dell’album, è il nostro motto sin dal nostro primo incontro…».
Una dichiarazione di intenti che trova riscontro concreto nelle dieci composizioni originali firmate a turno dai tre musicisti, restituendo una cifra di particolare spontaneità nei brani “Red Sun” e “Il Fuoco di Lauridsen”, dove pare emergere in maniera più spiccata una tensione improvvisativa maggiormente estemporanea.
Un elemento, questo, che nutre anche gli altri brani dell’album, lasciando però spazio a campate dialogiche più strutturate e a rievocazioni di ascendenza più “classica” – per esempio, il maestro di Eisenach rievocato dal significativo gioco di parole che titola il brano “Bach To The Future” – e dando forma a un disco diretto, ricco di energica immediatezza e suonato con fluida affinità strumentale dai tre componenti di questo promettente trio. (© Gazzetta di Parma)