At First Light
Ralph Towner, «At First Light», ECM 2023, 1 CD
Con questo lavoro dal carattere intenso e levigato Ralph Towner, chitarrista e compositore statunitense ormai da tempo di casa nel nostro Paese, celebra i cinquant’anni di collaborazione con la casa discografica ECM di Monaco di Baviera.
Un connubio, quello tra l’artista e l’etichetta fondata nel 1969 da Manfred Eicher, che viene avviato da Towner nel 1973 con il primo album “Diary”, innestando così la sua carriera da solista al fianco dell’attività coltivata come componente di punta degli Oregon, originale formazione che nel corso degli anni Settanta è stata protagonista di alcuni album capaci di mescolare con gusto peculiare musica folk con influenze etniche e improvvisazione jazzistica.
Una matrice stilisticamente trasversale, quindi, che il chitarrista e polistrumentista ha saputo declinare nel corso della sua lunga carriera in maniera sempre limpida e personale, trovando nelle oasi solistiche una dimensione raccolta nella quale distillare dalle corde della sua chitarra quella ispirazione melodico-ritmica così peculiare, ben presente anche negli undici brani che compongono questo suo ultimo album.
Nelle sue note di copertina lo stesso Towner rileva come «le mie registrazioni da solista hanno sempre incluso mie composizioni in cui sono presenti tracce dei molti compositori e musicisti che mi hanno influenzato», citando, tra gli altri, artisti quali George Gershwin, John Coltrane, John Dowland e Bill Evans.
«Penso – prosegue il chitarrista – che “At First Light” possa rappresentare un buon esempio di come io riesca a plasmare questa varietà di influenze nella mia personale musica».
Una miscela stilistica che questo artista conferma infatti di saper declinare in maniera originale e, al tempo stesso, immediatamente riconoscibile, frutto di una personalità espressiva che trova in brani come l’iniziale “Flow” o la successiva “Strait”, o ancora in composizioni come “Guitarra Piccante” e la breve “Argentinian Nights” alcune delle invenzioni più riuscite, alle quali si aggiungono omaggi quali “Little Old Lady” di Hoagy Carmichael, “Make Someone Happy” di Jule Styne o la melodia tradizionale “Danny Boy”.
Tutti limpidi e misurati esempi di come questo artista ottantatreenne sia riuscito ancora una volta a trovare nella dimensione solistica un’inesausta ispirazione nell’indagine espressiva del proprio strumento. (© Gazzetta di Parma)