Nerovivo

Evita Polidoro, «Nerovivo», Tǔk Music 2024, 1 CD.

Il titolo rimanda a John De Leo e Quintorigo, ma le otto tracce che compongono questo primo album della batterista, cantante e compositrice Evita Polidoro restituiscono un immaginario musicale che va al di là di riferimenti diretti ad artisti, stili e generi musicali definiti.

Nutrito attraverso collaborazioni con personalità anche molto differenti tra loro quali, tra le altre, Enrico Rava, Dee Dee Bridgewater e Francesca Michielin, il talento di questa artista concentra in poco più di mezz’ora di musica, assieme densa e dilatata, una miscela espressiva che spazia da certo post-rock ad una sofisticata elettronica ambient, il tutto amalgamato con gusto raffinato e consapevole attraverso un approccio jazzistico che unisce e fonde in un’attitudine inclusiva stilemi differenti, dando forma ad una materia sonora che si rivela al tempo stesso originale ed immediata.

In questo quadro, un contributo pregnante viene offerto anche dalle chitarre di Davide Strangio e Nicolò Francesco Faraglia, che contribuiscono al segno timbrico di un trio se vogliamo atipico, che viene significativamente arricchito nei diversi brani anche dagli interventi – tra synth e produzione – di Ruggero Fornari e Stefano Bechini.

Una miscela musicale, sonora ed espressiva le cui atmosfere paiono attingere a un universo nel quale paiono incrociarsi Red House Painters e Radiohead, l’Aphex Twin più riflessivo e all’Herbie Hancock della stagione fusion più sofisticata. Ma i riferimenti sono soprattutto nella mente, nella memoria e nell’esperienza di chi ascolta e un disco come questo può davvero offrire ampi indizi e rimandi anche molto diversi tra loro.

Rimane l’efficacia immediata e seducente di un percorso di ascolto che si muove tra quattro “Arie” che innervano un tracciato sonoro aperto e chiuso da “Arie di pioggia” e “Arie ricordate”, e sostenuto al centro da “Arie dimenticate” e “Arie morte”.

Tra questi quattro punti di riferimento si snoda un tragitto sinuoso che dall’incedere ritmico sostenuto di “Black Mirror” passa a brani come “Limerick” o “Extra-Ordinary”, arrivando a “In Your Head”.

Una composizione, quest’ultima, nella quale Polidoro offre una significativa prova di qualità compositiva personale ed efficace, il cui appeal si nutre anche di una vocalità che questa artista riesce a declinare con gusto consapevole ed accurato. (© Gazzetta di Parma)