8 secondi. Viaggio nell’era della distrazione
Lisa Iotti, “8 secondi. Viaggio nell’era della distrazione”, Il Saggiatore 2020 (pp. 248).
Nel caleidoscopio ipercinetico rappresentato dal mondo della comunicazione on-line, sorta di galleria del vento nella quale vorticano notizie vere o false e poliformi contenuti multimediali, da qualche tempo si sono alzate voci critiche in merito alle possibili conseguenze dell’iperconnessione.
Basti solo citare “Dieci ragioni per cancellare subito i tuoi account social”, libro dall’esplicito titolo di Jaron Lanier, pioniere dell’informatica poi pentito e tra le voci del recente documentario Netflix di Jeff Orlowski “The Social Dilemma”. Ma questo è solo un esempio delle diverse riflessioni generate dalle problematiche legate al web, ai social, a quel mondo on-line che ci distrae dalla nostra vita reale in maniera sempre più “intelligente” ed efficace. In questo panorama si colloca il libro di Lisa Iotti, giornalista e autrice di docufiction per Rai Tre e Sky, titolato “8 secondi. Viaggio nell’era della distrazione”.
In verità, la critica rivolta a quegli strumenti – dagli smartphone ai pc – che incarnano un’irresistibile stargate per accedere a quel mondo “altro” rappresentato dal web, ha subito se non una battuta di arresto perlomeno una declinazione più articolata e sfumata dopo il periodo di clausura causata dalla pandemia. Come annota la stessa Iotti, questo libro «era pronto per andare in stampa quando il mondo si è fermato per il Covid-19 e naturalmente anche la sua pubblicazione è stata bloccata. Devo dire, con un mio sospiro di sollievo, perché uscire con più di duecento pagine di critica a smartphone e pc nel preciso momento storico in cui tutti – causa lockdown – sopravvivono in pratica grazie a smartphone e pc, sarebbe stata una bizzarra scelta di marketing».
In realtà, l’accelerazione impressa all’utilizzo di tutti questi strumenti di comunicazione dalle conseguenze pandemiche ha fatto emergere altrettanto velocemente nuove prospettive critiche. Questioni complesse che vengono affrontate dall’autrice con una scrittura documentata, piacevolmente ironica e capace di guidarci nel lato oscuro della rivoluzione digitale, tra ossessioni, pericoli e paure anche grazie a dialoghi con diversi studiosi e con quei pentiti della Silicon Valley divenuti ora profeti della disconnessione da social e device. (© Gazzetta di Parma)